MONOGRAFIE

Il fuori campo. Considerazioni semi serie e nostalgiche di un vecchio volovelista.

di Gaetano Di Modica.

"L'è mancata l'aria?". Ce la siamo sentita tante volte stà frase. Sei appena atterrato, ti stai levando il paracadute e stai riprendendo il contatto con la piatta realtà terraiola ed ecco i solerti soccorritori con la domanda fatidica.
Hai voglia di incominciare a parlare di termiche e cose del genere: per loro ti è "mancata l'aria".

Anni fà i nostri amici di Calcinate avevano addirittura predisposto una specie di poster da mostrare agli accorrenti, che volevano vedere "l'aeroplano che era caduto", per spiegare come vola un aliante. Fatica inutile.

Un giornale cittadino iniziava il suo reportage sul nostro Trofeo "Città di Torino" con la frase: "Dopo la grandine, gli alianti; i contadini della zona di Pinerolo hanno assistito impotenti alla discesa di numerosi alianti in gara sui loro prati già devastati da precedenti grandinate. ecc.ecc. "Raro esempio di cultura aeronautica!"

E pensare che la faccenda affrontata con la dovuta preparazione e secondo le regole (ecco il potere educativo della nostra disciplina: l'acquisizione e il rispetto delle regole!) è tutt'altro che drammatica.

All'epoca in cui noi chimici non avevamo ancora fornito i materiali per la realizzazione delle attuali meravigliose macchine volanti, gli alianti erano fatti di legno, profilati metallici, tela; da mille metri ti facevano in planata, si e no, un 25/30 chilometri (contro i 50/60 attuali!).

Finire fuori campo (aux vaches! come dicono i nostri amici francesi!) era la regola. Anzi! Il fascino della cosiddetta "distanza libera" era proprio li. Partivi, dopo esserti, ben inteso, programmato il volo in funzione della situazione meteo della giornata, e cercavi di andare il più lontano possibile.

Aeroporti pochi, aviosuperfici nessuna; andavi di cumulo in cumulo sfruttando al meglio le condizioni di veleggiamento. Poi le condizioni si affievolivano, veniva tardi, il sole calava, cumuli più pochi e quei pochi non tiravano più: era il momento di prendere in considerazione il fuori campo.

"Tranquillo" diceva un mio istruttore durante la guerra "nessuno è mai rimasto in aria".

Perciò in qualche modo devi pur scendere. Secondo le regole sotto i 500, 600 metri di quota ti guardavi intorno (per la verità era già un pò che lo facevi); nel raggio di una quindicina di chilometri un campo doveva pur esserci. E difatti eccolo! E allora: prima regola, scelta definitiva del campo, per tempo (errore cambiare all'ultimo momento!). Bello, piatto, possibilmente una stoppia, possibilmente non erba alta, diffidare dei campi arati (al Sud le zolle di solito sono enormi!).

Niente fili della luce o simili. Entrata a zero. Una strada comoda per il recupero, una casa vicina (meglio se villa con piscina, il trattamento è certamente migliore! E, si sa mai, la figlia del padrone...).

L'hai scelto. Ci giri sopra, così te lo vedi meglio e valuti come ti sposta il vento così da regolarti di conseguenza per scegliere la direzione di atterraggio (hai già guardato bene come si spostano le fronde degli alberi per lo stesso motivo).

Bene: è ora di scendere. Ti porti controvento con una virata che ti consenta di tenere sempre bene in vista il tuo campo e finalmente sei in finale: meglio un pelino alto che basso: una esse di posizione ti consente di smaltire la quota di troppo. Per tutta la manfrina, occhio alla velocità, è vitale.

Sei a circa cento metri di quota (lo devi valutare a vista; l'altimetro a questo punto non ti serve più, è azzerato sull'aeroporto di partenza). Coi diruttori fuori toccheresti terra prima del tuo campo. Coi diruttori dentro ci passeresti comodo sopra. E allora lavori con i diruttori come se fossero la manetta.

In questa fase di solito scopri un sacco di cose che non avevi visto prima; una più seccante dell'altra, ma tant'è, non ci puoi fare più niente.

Comunque se avevi ben considerato il considerabile, quello che scopri adesso ti rompe, ma non è così grave.

Tocchi terra, l'aliante corre per un pò, si ferma, poggia l'ala per terra.

Attento: sei in uno dei momenti magici del volo a vela!

Apri la capottina e sei investito dai rumori della terra, dai profumi della terra. i grilli del campo, gli uccelli, l'odore del fieno, dei fiori.

E te li godi. Solo. Scendi: il tuo aliante è li, accucciato, con la sua brava ala poggiata delicatamente per terra: tu l'hai portato fin lì, lui ti ha portato fin lì.

Lo guardi con tenerezza.

"Le è mancata l'aria?". Eccolo, è lui. Implacabile come il destino è arrivato il soccorritore ansante. Sei tornato fra gli uomini.

 

L'incanto è finito.



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